il primo seme
- Chiara Marturano
- 1 set
- Tempo di lettura: 2 min
Quando ho preso la decisione di andare a vivere all’estero?

Qualche tempo fa sono stata ospite del canale Youtube di Antonella Crisafulli, orientatrice Asnor, specializzata nell'orientamento dei ragazzi che desiderano fare un'esperienza all'estero.
Ho raccontato il mio percorso fuori dall’Italia e di come tutto sia iniziato.
E no, non è successo quando mi sono trasferita nel 2019.
Lavorando sulle domande ho ripercorso le tappe che mi hanno portata nei Paesi Bassi con la mia famiglia, quasi sette anni fa.
Riviverle è stato un bel viaggio di riflessione. Continuo a preferire le interviste quando sono io a fare le domande, ma è stato comunque bellissimo.
L’intervista completa la trovi qui e ho preparato alcuni articoli legati ai temi affrontati in questa ora di chiacchierata!!
Oggi inizio con "il primo seme" (lo trovi verso il minuto 3)
Un'ospite del podcast coachforexpat aveva usato questa immagine del seme che, una volta piantato, poi cresce e si trasforma nel desiderio di vivere per periodi sempre più lunghi all'estero.
Sono una millennial, cresciuta con il mito americano e dei prestigiosi college dell'East Coast.
Per i miei 18 anni e il diploma rinunciai alla gita con la scuola (Atene! Dopo cinque anni di greco avrei finalmente visto la culla della nostra cultura), alla festa e a qualsiasi altro regalo inutile o futile.
Io volevo andare negli Stati Uniti, anche solo per un breve periodo.
Grazie a diverse associazioni, riuscii a trascorrere un mese ospite di alcune famiglie in Oklahoma.
Sì, nulla a che vedere con la East Coast.
Ma ero negli Stati Uniti. Sola. Per la prima volta.
Ero timida, impaurita e al tempo stesso molto curiosa. Sperimentai per la prima volta la sensazione di potermela cavare con le mie sole forze, nonostante il mio inglese fosse elementare (nessuno parlava greco antico?!).
Il cielo in Oklahoma era enorme, coloratissimo, e gli spazi sembravano infiniti. Non successe granché: non feci grandi gite né vissi particolari avventure.
Ma tornai a casa grata per quell’esperienza: avevo attraversato il mondo da sola, avevo vissuto con perfetti sconosciuti, ero libera e avevo visto un pezzetto degli Stati Uniti.
Ero orgogliosa di me stessa. Pensai di poter fare qualsiasi cosa.
Da bambina non chiedevo mai nulla. Ma le poche volte in cui ho desiderato davvero qualcosa, ero fortemente motivata e la scelta si rivelava giusta.
Decisi che quello non sarebbe stato il mio ultimo viaggio all’estero. Scelsi l’università in base al numero di borse di studio per l’Erasmus: Scienze internazionali e diplomatiche ne aveva tantissime!
Affrontai il primo anno di università carica di aspettative e sogni.
Ma l’Erasmus era ciò che volevo davvero. E avrei fatto di tutto per riuscirci.
Al prossimo capitolo!
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