Diario di una expat
- Chiara Marturano
- 16 apr
- Tempo di lettura: 2 min
Lenti deformanti

Facciamo un gioco.
Vedi un turista con i calzini di spugna bianchi infilati nei sandali… di che nazionalità è, secondo te?
Dai, ammettilo: ti è venuto in mente un paese preciso, vero? Succede a tutti: attraverso la tua esperienza di vita e le tue caratteristiche interpreti il mondo. Immagina che ciascuno di noi porta un paio di occhiali, ogni riflesso del mondo è diverso, un po’ deformato o “distorto”, come dice la #pnl.
Interpretare i comportamenti e le abitudini degli altri attraverso la nostra cultura ci porta a giudicarli e a pensare che siano strani, sbagliati. Ci porta a sentire frustrazione e a provare paura o inadeguatezza. Ci impedisce di esplorare il mondo e di adattarci a nuove situazioni di vita. Limita la nostra curiosità
E allora, quando ti ritrovi in una situazione nuova – come quando ti trasferisci all’estero – è normale cercare punti fermi.
Ti aggrappi a ciò che conosci, alle tue vecchie abitudini. Lo facciamo tutti, per tanti motivi:
• per ricostruire una zona di comfort e sentirci al sicuro
• per ridurre l’ansia
• per avere la sensazione di controllo
• perché è più facile (richiede meno energia mentale)
• e perché abbiamo paura di sbagliare
Per affrontare un cambiamento, senza avere la sensazione di essere travolti da un treno in corsa, dovremmo sviluppare quello che Carol Dweck chiama mentalità di crescita.
Cosa significa in pratica?
Significa allenare la flessibilità. Accettare l’imprevisto. Imparare a cavartela anche senza sapere tutto.
Con una mentalità di crescita ti apri. Resti curioso. Cerchi soluzioni. E soprattutto, impari. Sempre.
Mindest: un libro di Carol S. Dweck per la pratica dell'orientamento (asnor.it)
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