Uitwaaien
- Chiara Marturano
- 8 mag 2023
- Tempo di lettura: 4 min
C’è stato un periodo della mia vita in cui il treno era una seconda casa: tralasciando da parte ritardi e cancellazioni, farsi trasportare e ritrovarsi in un altro luogo l’ho sempre trovato magico. Decisamente più romantico dell’auto e meno macchinoso dell’aereo. Anche i paesini più sperduti, poi, hanno la loro stazione e un treno che vi passa. Ho conosciuto tante persone così, solo il tempo di quel viaggio e poi ci si salutava. Un giorno un uomo con i quale non avevo nemmeno chiacchierato, salutò i passeggeri della carrozza con un poetico “buon vento ai vostri sogni”. Io mi sono immaginata una barca a vela spinta da questo vento incantato e capace di portare in giro tutto il mio carico di sogni, pensieri, passato.
Pur vivendo nei Paesi Bassi da 4 anni, solo recentemente ho conosciuto questa parola: uitwaaien. Letteralmente potrebbe essere tradotto come “prendere una boccata d’aria fresca”.
Dietro a quest’unica parola c’è un mondo: il contatto con la natura, che sia un bosco o una spiaggia, l’idea di lasciare che il vento spazzi via i propri pensieri, la necessità di respirare aria fresca e ristoratrice, il desiderio di uscire e che il contatto con l’esterno riporti pace e nuova energia.
Mi piace l’idea che il vento possa trasportare i nostri pensieri altrove, dargli spazio se sono creativi o spazzarli via lontani da noi perché non ci diano più fastidio, non ci distraggano dalla vita, dal qui e ora.
Che effetto hanno il vento e la natura su di noi e sul nostro benessere?
L’esposizione alla natura ci rigenera, sotto diversi punti di vista.
Ci sono numerosi studi che ci parlano dei benefici che possiamo trarre da una passeggiata in riva al mare o in un bosco. Vediamone insieme alcuni.
Nel 2017 un team di ricercatori del dipartimento di psicologia del “University of British Columbia Okanagan”, conosciuto come “Happy Team” e diretto da Holli-Anne Passmore, ha condotto uno studio su questa tematica: sono stati coinvolti 395 studenti della stessa università e assegnati ad una di queste tre condizioni natura, costruzione umana o gruppo di controllo. Ognuno di loro doveva prestare attenzione, nel proprio ambiente quotidiano, a come la natura o gli oggetti costruiti dall’uomo li facesse sentire. Avevano, poi, il compito di descrivere le proprie emozioni secondo ciascuna condizione e fotografare ciò che suscitava in loro quelle emozioni. Il gruppo assegnato alla natura mostrava livelli più alti di benessere e, quello che più mi ha colpita, di connessione con gli altri, con la natura stessa, con la vita e un maggiore coinvolgimento con la bellezza!
Camminare in mezzo alla natura, ascoltare il suono delle onde del mare o osservare un tramonto possono aiutare a ridurre lo stress e l'ansia, favorendo una maggiore serenità e un senso di calma interiore. La natura può anche stimolare emozioni positive come la gioia, l'ammirazione e la gratitudine, che possono avere effetti duraturi sulla nostra salute mentale.
L'esposizione alla natura può avere effetti positivi anche sulla nostra capacità di concentrazione e memoria. Una passeggiata nel verde può migliorare la nostra capacità di risolvere problemi e di elaborare le informazioni, aumentando la nostra produttività e creatività.
La natura può aiutare a migliorare la qualità del sonno, favorendo un riposo più profondo e rigenerante. Provate a pensare alle sveglie o i dispositivi posti accanto alle culle che riproducono il rumore del vento, del mare, il gracidare di rane etc.
La natura può anche favorire un senso di connessione e di appartenenza. Essere in contatto con l'ambiente naturale ci ricorda la nostra posizione all'interno di un sistema più grande e ci fa sentire parte del tutto. Quindi va a favorire un senso di solidarietà e di comunità diffuso.
Il contatto con un ambiente naturale può aiutare a ridurre i sintomi di alcune malattie mentali. Alcuni studi hanno dimostrato che l'esposizione può avere effetti positivi sui pazienti affetti da depressione, ansia e disturbi dell'attenzione. La natura può fornire un'esperienza rilassante e confortevole, che può contribuire a una maggiore stabilità emotiva e a un miglioramento della salute mentale. Nel 2015 è stata fondata la onlus italiana Flyinghearts che usa il vento, in particolare attraverso il kitesurfing, per fare terapia con gli adolescenti che soffrono di disagi psico-comportamentali.
Gli antichi greci chiamavano il vento dell’ovest Zefiro, un dio figlio di un titano, Astreo, e della dea dell’alba, Eos. Un vento leggero e quasi impercettibile. Dalla traduzione latina zephirum al termine arabo ṣifr (صفر), che rappresenta il "vuoto", attraverso il matematico italiano Leonardo Fibonacci, il termine è stato poi usato per indicare il concetto di "zero", attualmente in uso.
Lo zero è tutto e niente, dà potere quando segue altri numeri ed è un vuoto: ma, nel vuoto come in una pagina bianca, ci può essere un nuovo inizio. Tornare a quell’inizio, alle nostre radici, trasportati da una leggera brezza, può restituirci energia, vitalità e un senso profondo di radicamento.
E voi vi sentite connessi con la natura? Che rapporto avete con essa? Se avete voglia potete scriverlo nei commenti o inviarmi una mail.
Korpela, K., & Ylén, M. (2009). Effectiveness of favorite-place prescriptions: A field experiment. Environment and Behavior, 41(6), 715-736. doi: 10.1177/0013916508325599
Barton, J., & Pretty, J. (2010). What is the best dose of nature and green exercise for improving mental health? A multi-study analysis. International Journal of Environmental Research and Public Health, 7(7), 3947-3955. doi: 10.3390/ijerph7123947
Bratman, G. N., Hamilton, J. P., Hahn, K. S., Daily, G. C., & Gross, J. J. (2015). Nature experience reduces rumination and subgenual prefrontal cortex activation. Proceedings of the National Academy of Sciences, 112(28), 8567-8572. doi: 10.1073/pnas.1510459112
Taylor, A. F., Wiley, A., Kuo, F. E., & Sullivan, W. C. (1998). Growing up in the inner city: Green spaces as places to grow. Environment and Behavior, 30(1), 3-27. doi: 10.1177/001391659803000101
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